Diritto soggettivo e interesse legittimo: quali sono le differenze fondamentali?

Quando si studia diritto amministrativo  è essenziale comprendere la distinzione tra diritto soggettivo e interesse legittimo. Si tratta di due concetti cardine che incidono direttamente sulla tutela giurisdizionale e sul riparto di competenze tra giudice ordinario e giudice amministrativo.

Vediamo nel dettaglio cosa li differenzia, con esempi pratici e riferimenti normativi.

Che cos’è il diritto soggettivo?

Il diritto soggettivo è il potere riconosciuto e tutelato dall’ordinamento giuridico a un soggetto per il soddisfacimento di un proprio interesse. Chi ne è titolare può pretendere che tutti gli altri soggetti rispettino i doveri che l’ordinamento impone a tutela di quel diritto.

Esempi di diritto soggettivo:

  • Il diritto di proprietà, che consente al titolare di godere e disporre di un bene in modo esclusivo.
  • Il diritto alla retribuzione, che garantisce al lavoratore una somma di denaro proporzionale all’attività svolta.

In questi casi, l’interesse è direttamente protetto dalla legge, senza bisogno di un intervento amministrativo che lo abiliti o lo condizioni.

Cos’è l’interesse legittimo?

L’interesse legittimo è la posizione giuridica del cittadino che ha interesse affinché la Pubblica Amministrazione (P.A.) eserciti il proprio potere discrezionale o vincolato secondo legge.

Diversamente dal diritto soggettivo, l’interesse legittimo:

  • Non è direttamente tutelato dalla legge in via autonoma.
  • È collegato all’esercizio del potere amministrativo e sorge in rapporto ad un provvedimento della P.A..

Esempi:

  • Un cittadino che presenta domanda per una concessione di suolo pubblico (es. per installare un’edicola) ha un interesse legittimo che la P.A. valuti correttamente l’istanza.
  • Chi riceve un decreto di esproprio può contestarlo, facendo valere un interesse legittimo leso da un cattivo uso del potere pubblico.

Interesse materiale e tutela dell’interesse legittimo

L’art. 21-octies della legge 241/1990 stabilisce che la violazione di norme procedurali da parte della P.A. non determina l’annullamento del provvedimento se, nel caso concreto, il contenuto dello stesso non avrebbe potuto essere diverso.

Tuttavia, l’interesse legittimo resta tutelabile se dalla violazione della norma deriva un pregiudizio concreto per un bene della vita, ossia un interesse materiale come, ad esempio:

  • la perdita di un’opportunità lavorativa;
  • il diniego ingiustificato di un’autorizzazione;
  • l’illegittimo diniego di accesso a un beneficio pubblico.

La carenza di potere e il cattivo esercizio del potere

Si parla di carenza di potere quando la Pubblica Amministrazione (P.A.) non ha proprio il potere di agire in quella situazione.

In questo caso il cittadino ha un diritto soggettivo, perché l’atto è come se fosse compiuto da un privato qualsiasi, quindi del tutto illegittimo e nullo. Un esempio potrebbe essere quando un ente locale licenzia un dipendente che lavora per lo Stato. Parliamo di un provvedimento che viene emesso senza alcun potere normativo.

Si fa riferimento al cattivo esercizio del potere quando la P.A. ha il potere di agire, viene usato male, violando regole o principi (come imparzialità, correttezza, proporzionalità). In questo caso il cittadino ha un interesse legittimo, cioè può chiedere al giudice amministrativo di controllare come l’amministrazione ha usato quel potere.

Altro esempio è il Comune che licenzia un suo dipendente senza rispettare le regole della procedura. In questo caso il potere c’è, ma è stato esercitato male.

Riparto di giurisdizione: chi decide nelle controversie?

Un altro aspetto importante è capire quale giudice è competente a decidere nei conflitti con la Pubblica Amministrazione. Se parliamo di diritto soggettivo, la controversia spetta al giudice ordinario. Mentre se si contesta un cattivo esercizio del potere amministrativo, è in gioco un interesse legittimo, la giurisdizione è del giudice amministrativo (TAR o Consiglio di Stato in appello).

Capire la differenza tra diritto soggettivo e interesse legittimo non è solo fondamentale per la teoria: è un tema ricorrente in prove scritte, orali e quiz nei concorsi pubblici, specie in quelli per funzionari amministrativi, dirigenti o ufficiali di polizia locale.

Studiare bene questa distinzione permette non solo di rispondere correttamente alle domande giuridiche, ma anche di interpretare con consapevolezza le dinamiche tra cittadini e pubblica amministrazione, cuore del diritto amministrativo.

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