La corruzione rappresenta da sempre una piaga per la società, minando la fiducia nei confronti delle istituzioni e compromettendo lo sviluppo economico e sociale di un paese.
Come principale contrasto alla corruzione il nostro ordinamento italiano si basa sul principio della trasparenza nelle attività amministrative che ha un solido fondamento nella Costituzione, precisamente nell’articolo 97.
Questo principio implica che l’amministrazione pubblica, debba essere chiara e aperta nelle sue azioni, senza favorire alcune persone rispetto ad altre, applicare delle misure idonee per tutti in modo tale da assumere un trattamento idoneo, senza discriminazioni o favoritismi.
Questo semplice concetto è fondamentale per prevenire i fenomeni di corruzione e l’abuso di potere nella gestione degli affari pubblici, garantendo un comportamento equo e onesto da parte delle istituzioni pubbliche.
Le misure organizzative e procedurali adottate dalle Pubbliche Amministrazioni (di seguito PA) fanno parte di un complesso sistema volto al contrasto alla corruzione che si alimenta proprio in virtù del fatto che attraverso l’attività amministrativa vengono gestite risorse economiche e servizi.
La corruzione essendo un sistema oscuro può verificarsi in tanti modi anche nel verificarsi tramite favoritismi basati sul prestigio, il ruolo o l’affinità politica. Per questo motivo, il legislatore ha introdotto all’interno delle PA dei meccanismi volti a prevenire tali fenomeni, garantendo un’azione amministrativa imparziale e trasparente.
In questo articolo vediamo più nel dettaglio le diverse strategie e politiche messe in atto per contrastare la corruzione in Italia, evidenziando l’importanza della trasparenza come fondamento di un sistema anticorruzione efficace.
Misure Anticorruzione previste dalle Legge 190 del 2012
La lotta contro la corruzione in Italia ha visto un importante passo avanti con l’approvazione della Legge 190 del 2012. Questa legge, nota come “legge anticorruzione”, ha introdotto una serie di misure organizzative e procedurali volte a contrastare fenomeni di abuso di potere e favoritismi all’interno delle Pubbliche Amministrazioni.
La rotazione del Personale
Uno dei principi chiave sanciti dalla Legge 190 è la rotazione del personale che si basa sul principio di imparzialità, portando all’adozione di pratiche di rotazione del personale. Questo meccanismo mira a garantire che i dipendenti pubblici non accumulino potere e influenza in un unico settore per lunghi periodi, riducendo così il rischio di favoritismi o comportamenti scorretti.
Con il principio dell’ esercizio imparziale delle funzioni, con la Legge 190 si è introdotto nel Testo Unico del Pubblico Impiego il concetto di “pantouflage” o “porte girevoli“, disciplinato dall’articolo 53 comma 16-ter del Decreto Legislativo n. 165/01. Il contenuto di questo articolo vieta ai dipendenti pubblici, che hanno esercitato ruoli importanti con poteri autoritativi o negoziali, di intraprendere rapporti lavorativi con soggetti privati che hanno beneficiato di questi rapporti stessi per un periodo successivo alla fine del loro rapporto di lavoro pubblico. Tale situazione infatti, potrebbe creare un potenziale conflitto di interesse andando a ledere nei principi di imparzialità e trasparenza nell’azione amministrativa.
Formazione del Personale
La Legge 190 ha altresì posto un’enfasi significativa sull’etica pubblica e sull’integrità del personale pubblico. È stata promossa una maggiore formazione del personale per sensibilizzare sui temi dell’etica e dell’integrità, al fine di promuovere una cultura organizzativa improntata ai principi di imparzialità e buon andamento.
Il conflitto di interesse
Prima dell’entrata in vigore della legge anticorruzione, il concetto di conflitto di interesse era già presente nella Costituzione italiana. È sancito dall’articolo 98 e dal comma 2 dell’articolo 97, i quali stabiliscono che i pubblici impiegati devono servire esclusivamente gli interessi della Nazione. Questo impegno implica il rispetto dei principi fondamentali dell’imparzialità e del buon andamento dell’amministrazione pubblica, assicurando che le decisioni e le azioni dell’apparato statale siano guidate esclusivamente dall’interesse pubblico e non da interessi privati o personali.
Il principio di imparzialità è strettamente collegato all’inconferibilità e all’incompatibilità degli incarichi dirigenziali. Queste disposizioni mirano a prevenire situazioni in cui i pubblici impiegati possano trovarsi in conflitto di interesse, ovvero situazioni in cui i loro interessi personali possono influenzare le loro decisioni e azioni nell’ambito della Pubblica Amministrazione.
Con la legge anticorruzione, sono state introdotte ulteriori disposizioni per contrastare il conflitto di interesse nel procedimento amministrativo. L’articolo 6 bis della legge n. 190 ha modificato la legge 241, stabilendo che i responsabili del procedimento devono astenersi in caso di conflitto di interessi, garantendo così un’azione amministrativa più trasparente e imparziale.
Il codice di comportamento
Il Codice di Comportamento, figlio della Legge Severino e parte integrante del sistema di anticorruzione e trasparenza introdotto dalla legge 190 del 2012, rappresenta una guida e un modello inderogabile sul comportamento da adottare da parte dei dipendenti pubblici. Questo documento stabilisce norme etiche volte a garantire un atteggiamento responsabile nell’esercizio delle funzioni pubbliche. Lo possiamo definire come un riferimento vincolante per le azioni quotidiane, con l’obbligo da parte delle amministrazioni di adottarlo.
Le norme del codice devono essere integrate e specificate, mantenendo i principi fondamentali. Delegato dall’articolo 54 del Testo Unico del Pubblico Impiego, il codice sorge in un contesto normativo che mira a garantire la qualità dei servizi pubblici e a prevenire fenomeni di corruzione.
Il whistleblowing
Un altro strumento giuridico in tema di anticorruzione è il whistleblowing in quanto si riferisce alla pratica di rivelare spontaneamente, da parte di un individuo chiamato “segnalante“, un illecito o un’irregolarità commessa all’interno di un’organizzazione, di cui è stato testimone nel corso delle proprie funzioni. Questo sistema di segnalazione è stato introdotto anche dalla legge anticorruzione come un altro importante strumento per promuovere l’integrità dell’amministrazione pubblica.
Il Piano Nazionale Anticorruzione
Con l’entrata in vigore della legge anticorruzione, è stato introdotto un importante strumento: il Piano Nazionale Anticorruzione. Questo piano, emanato dall’ANAC come schema generale, viene poi adattato da ogni singola amministrazione in base al proprio rischio di corruzione e serve come guida per adottare misure concrete di prevenzione della corruzione, su misura per ogni realtà organizzativa.
Esso contiene una serie di principi che sono da intendersi in un’ottica di ottimizzazione e maggiore razionalizzazione dell’organizzazione e dell’attività delle amministrazioni per il perseguimento dei propri fini istituzionali secondo i principi di efficacia, efficienza ed economicità dell’azione amministrativa.
Piano Triennale della Prevenzione della Corruzione (PTPC)
Sulla base del piano nazionale viene emanato il Piano Triennale della Prevenzione e Corruzione approvato a livello comunale e preparato dal Segretario comunale. Questo approccio si basa sul principio di autonomia organizzativa, che permette a ogni ente di analizzare la propria situazione e adottare misure preventive adatte, senza aggravare procedimenti amministrativi, un principio fondamentale della legge 241 del 90.
Questo documento contiene una serie di linee guida, obiettivi e azioni concrete mirate a promuovere l’integrità, la trasparenza e l’etica nell’ambito dell’amministrazione pubblica. Alcuni degli elementi che potrebbero essere inclusi nel PTPC sono:
- – Monitoraggio e valutazione: Meccanismi per monitorare l’efficacia delle misure adottate e valutare il progresso nel raggiungimento degli obiettivi prefissati, con eventuali aggiustamenti in corso d’opera.
- – Analisi del rischio corruttivo: Una valutazione delle potenziali vulnerabilità e dei rischi di corruzione all’interno dell’amministrazione, identificando aree di maggiore esposizione e possibilità di intervento.
- – Misure preventive: Definizione di misure specifiche per ridurre i rischi di corruzione, che possono includere procedure di controllo interno, formazione del personale, norme etiche, trasparenza nei processi decisionali, e così via.
- – Pianificazione delle azioni: Definizione di azioni concrete da intraprendere nel corso del triennio per implementare le misure preventive e migliorare l’integrità e la trasparenza dell’amministrazione.
- – Responsabilità e ruoli: Chiarezza sui ruoli e le responsabilità dei diversi attori coinvolti nell’attuazione del PTPC, compresi i dirigenti, il personale e eventuali organismi di controllo o vigilanza.
La Trasparenza come controllo dei cittadini
Per concludere questa lunga serie di principi e strumenti messi in atto dalla normativa anticorruzione occorre citare nel rispetto del principio di trasparenza l’importanza del controllo dei cittadini sull’attività amministrativa. Questo controllo viene garantito attraverso l’accesso documentale previsto dalla legge 241 del 1990, che consente ai cittadini di richiedere e ottenere informazioni sulla gestione pubblica.
Oltre a tale tipologia di accesso anche l’introduzione del diritto di accesso civico, stabilito dal 33 del 2013, ha ulteriormente ampliato le possibilità di controllo e monitoraggio da parte dei cittadini sull’operato delle istituzioni pubbliche garantendo un sistema organizzativo trasparente e accessibile a tutti cittadini.