La motivazione nel procedimento amministrativo

Il procedimento amministrativo è il pilastro fondamentale attraverso il quale la Pubblica Amministrazione (PA) concretizza il proprio impegno per il bene comune. Il procedimento essendo diviso in diverse fasi la Legge 241 del 1990 detta le regole, stabilendo diversi criteri e istituti giuridici che presiedono al suo corretto svolgimento.

Nel sistema giuridico risiede un principio ineludibile, quella della motivazione dei provvedimenti amministrativi, come stabilito nell’articolo 3 della suddetta legge. Tale obbligo non è mero formalismo burocratico, bensì un faro di trasparenza che facilità il rapporto tra amministrazione e cittadino.

La motivazione non è solo un dovere giuridico, ma una finestra aperta sulla logica decisionale dell’autorità, garantendo al cittadino il diritto di comprendere le ragioni che hanno plasmato l’emanazione di un atto amministrativo.

In un contesto dove la partecipazione e la trasparenza sono cardini della democrazia, l’obbligo della motivazione si rivela come un tassello imprescindibile per una governance pubblica autentica e inclusiva.

La motivazione nella struttura dell’atto

La struttura dell’atto amministrativo rappresenta la forma in cui l’atto deve essere emanato, essa è composta da una parte detta intestazione, il preambolo, la motivazione dell’atto, il dispositivo è la parte in cui si esprime la volontà della PA, la data e la firma di chi emana l’atto.  

Per quanto riguarda la motivazione essa è l’insieme dei presupposti di fatto e delle ragioni giuridiche che spiegano i motivi che hanno portato la PA a prendere una determinata decisione. I presupposti di fatto sono i fatti che devono essere accertati per poter applicare una norma giuridica. Mentre le ragioni giuridiche sono le norme giuridiche che fondano l’adozione dell’atto a livello giuridico. 

Ad esempio, se il presupposto di fatto è che una persona che ha violato un contratto, le ragioni giuridiche potrebbero includere le clausole contrattuali in quanto argomentazioni legali pertinenti e norme legali che disciplinano le violazioni contrattuali.

La motivazione è sempre obbligatoria? 

Come stabilito dall’articolo art. 3 la motivazione è obbligatoria per ogni provvedimento amministrativo, compresi quelli che riguardano l’organizzazione amministrativa, i concorsi pubblici e il personale. A differenza di queste tipologie di atti non è richiesta per gli atti normativi e per quelli a contenuto generale.

Per atti normativi si intendono i regolamenti che vengono emanati dall’ente e i contenuti a contenuto generale sono gli atti di programmazione generale

Le diverse forme di motivazioni

Altre tipologie di motivazioni sono quelle semplificate che rappresentano un modo semplice e più snello di agire da parte della PA. In particolare l’articolo 2, comma 1, della Legge 241 del 1990, stabilisce che le PA possono concludere un procedimento con un provvedimento espresso redatto in forma semplificata quando si ravvisano evidenti irregolarità nella domanda presentata. 

Questa forma semplificata si configura come strumento di efficienza amministrativa, consentendo alla PA di agire con prontezza di fronte a situazioni di manifesta irricevibilità, inammissibilità, improcedibilità o infondatezza delle istanze presentate. 

Altra forme di motivazioni sono “per relationem” è quando le ragioni della motivazione risultano in un altro atto emanato dalla PA che deve essere indicato nell’atto. Se una decisione dell’amministrazione si basa su un altro documento o atto amministrativo, quel documento o atto deve essere menzionato nella decisione e reso disponibile insieme alla comunicazione della decisione stessa. Ciò impone alla PA di indicare e rendere disponibile l’atto richiamato, anche se la giurisprudenza ha chiarito che non serve allegare l’atto al provvedimento, ma è sufficiente menzionarlo, purché sia facilmente reperibile.

Motivazione come strumento di trasparenza 

La motivazione, assieme all’obbligo di comunicazione di avvio del procedimento e all’accesso documentale, costituisce un elemento attuativo del principio di partecipazione al procedimento, garantito nel rispetto degli obblighi di pubblicità e trasparenza pilastri dell’attività amministrativa

L’obbligo di motivazione, quindi, rientra nel principio di partecipazione al procedimento amministrativo e permette al destinatario di difendersi impugnando il provvedimento emanato in quanto la motivazione garantisce di esprimere le ragioni che hanno portato la PA ad emanare una determinata decisione .

Cosa succede se manca la motivazione?

Nel caso in cui il provvedimento venga emanato senza motivazione si richiamano le situazioni stabilite dall’articolo 21-octies della legge 241 del 90, cioè le situazioni giuridiche in cui l’atto è annullabile.  

Tale carenza si differenzia da una mancanza di motivazione totale che porta l’atto ad essere annullabile, quindi annullabile per violazione di legge nel rispettato l’art. 3 della 241/90, che prevede l’obbligatorietà della motivazione dell’atto. 

Un’altra situazione giuridica è quella in cui l’atto viene emanato con una motivazione carente, in questo caso l’atto sarà annullabile per eccesso di potere da parte dell’organo che lo ha emanato. 

I vizi di legittimità rappresenta forme di garanzie da parte del cittadino che posso agire in giudizio proprio per portare ad annullare un atto che lede gli interessi dell’interessato, per un maggiore approfondimento dell’argomento ecco l’articolo sulle cause che portano l’atto ad essere nullo o annullabile.

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